coca cola
Coca Cola: “Passion for Excellence”
Il motto “passion for excellence”, non rappresenta solamente uno slogan, ma diventa il filo rosso di tutto il report di sostenibilità. Chiarezza, semplicità ma soprattutto completezza delle informazioni sono le caratteristiche principali del report di sostenibilità di Coca-Cola. Il report di Coca Cola Hellenic, riprende ovviamente le stesse linee guida, tuttavia in questa versione si pone bene l’attenzione su due elementi chiave di tutta la strategia CSR di Coca Cola. Come emerge a pagina 8, la responsabilità sociale e la sostenibilità entrano in maniera strutturata all’interno dell’organizzazione, istituendo non solo i soliti comitati, ma addirittura delle funzioni di sviluppo dei cantieri di sostenibilità il cui scopo è quello di determinare i percorsi di sviluppo delle business unit dedicate. A questa struttura si aggiunge un elemento portante e molto spesso mancante all’interno delle organizzazioni che dichiarano di essere orientate alla CSR, mi riferisco al ruolo del facility manager della csr.
Lo sviluppo delle politiche di csr, deve a mio avviso agevolare il coinvolgimento di quante più persone possibili nella attuazione di azioni di responsabilità sociale.
A pagina 31 del report viene portato un esempio rispetto al ruolo che può esercitare un facility manager csr all’interno dell’organizzazione.
Per scaricare il report clicca qui
On line la sustainability review di Coca-Cola
La struttura del report appare immediatamente chiara e di facile comprensione, emergono nella parte iniziale uno schema generale delle principali performance suddivise in quattro aree tematiche:
– – workpalce
– – marketplace
– – environment
– – community
l’analisi dei singoli indicatori garantisce di comprendere lo stato di avanzamento delle politiche di CSR, ciò che non emerge in maniera chiara, sono i reali impatti che le politiche di csr hanno sul business e quali interazioni esistono tra i diversi stakeholder coinvolti.
Il sustainabilty report di Coca-Cola ha una funzione prevalentemente comunicativa e poco strategica. Sono poche e di difficile evidenza le azioni che permettono di comprendere quanto le politiche di responsabilità sociale siano integrate nei processi aziendali. Se quindi è vero che è strutturato in maniera semplice e facilmente leggibile, è anche vero che questo report non si distingue da altri, non presenta significativi elementi di innovazione o di eccellenza.
La sustainability review di Coca-Cola è scaricabile nella sezione CSR Report.
Inizia la contaminazione?
Un recente articolo di Valeria Fraschetti apparso su “La stampa” della scorsa settimana recitava “I manager a scuola dal “pony” indiano”. I dabbawala è questo il nome del pony express indiano, hanno una percentuale di successo nelle consegne pari al 99,999%, sono diventati un vero caso studio per molti manager occidentali tanto da aggiudicarsi secondo Forbes la certificazione Sei Sigma .
I dabbawala riescono ogni giorno a consegnare ad oltre 200.000 persone il pasto caldo ritirato direttamente a casa dei clienti e consegnato in ufficio, con una percentuale di successo quasi totale.
Pare che società come Tata, Unilever e Coca-Cola abbiamo inviato a Mumbai, una megalopoli di oltre 17 milioni di abitanti i propri manager ad osservare i dabbawala da vicino per carpirne i loro segreti.
Non è affatto casuale quanto sta accadendo, anche le organizzazioni complesse come alcune società multinazionali sentono sempre più spesso l’esigenza di ascoltare ed aprirsi verso altri orizzonti imparando o migliorando le proprie performance anche attraverso la contaminazione con realtà apparentemente lontane.
La riflessione che vorrei condividere con voi tuttavia è un’altra, se il caso degli dabbawa è globale e assolutamente di successo riconosciuto, è anche vero che in altre realtà ad esempio non profit, ci sono esempi di efficienza che potrebbero tranquillamente essere per lo meno osservate dai manager di società for profit.
Per riuscire nell’intento della contaminazione tuttavia bisogna avere non solo il coraggio ma anche la curiosità di osservare ciò che viene in altre organizzazioni o in altre realtà.
Sono convinto che se il profit ha molto da insegnare al non profit, vale anche il contrario, bisgona avere le capacità da entrambe le direzione di saper guardare ed ascoltare ciò che viene proposto od offerto superando ogni paradigma.
Concludo con una curiosità senza nessun commento i dabbawa guadagnano poco più di 60 euro al mese.