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Il sindacato è ancora uno stakeholder per le imprese?
E’ sempre più difficile considerare l’attuale movimento sindacale come uno stakeholder per le imprese e per i lavoratori. L’intervista del Ministro Marianna Madia pubblicata su La Stampa di domenica 15 giugno rappresenta forse la miglior risposta al mio quesito.
La Ministra intervistata sulla riforma della PA alla domanda “con i sindacati com’è il rapporto?” risponde in maniera chiara che rende l’idea di quanto sia inadeguato il sindacato a ripensare al suo ruolo nel rispetto del lavoro e dei lavoratori (sia pubblici che privati). Riporto testualmente la risposta della Ministra intervista da Francesca Schianchi :”I sindacati fanno opposizione al metodo: io ho inviato loro un testo di 11 pagine con i principi su cui ci muoviamo, mentre loro vorrebbero concertare ogni comma di ciò che si approva….” Sono sufficienti queste due frasi per aver una visione ben chiara del sindacatore ancora una volta si muove su una “posizione” e non sui principi. Leggi il seguito di questo post »
A che cosa serve il Sindacato?
Il primo post dell’anno lo voglio dedicare ad uno dei temi più caldi del presente e del prossimo futuro. Il titolo del trae origine dal un interessante e ancora attuale (tenendo conto che la prima edizione è del 2005 e che in 7 anni il mondo è radicalmente cambiato) libro di Piero Ichino intitolato appunto “A cosa serve il sindacato?”
Rileggendo il libro a distanza di qualche anno la risposta alla domanda sembra realmente scontata, tanto che potrei tranquillamente affermare che i sindacati di oggi non servono a nulla, anzi…..
Tuttavia questa superficiale interpretazione va argomentata per riuscire a capire se realmente nel 2012 il sindacato così come lo intende il lavoratore comune abbia ancora senso di esistere oppure sia arrivata l’ora di un vera rivoluzione che faccia cambiare faccia al sindacato e ai suoi rappresentanti. Leggi il seguito di questo post »
Lavoratori, imprenditori e piani industriali
Sul caso Fiat io sto con Ichinio. Molte parole sono state spese negli ultimi giorni sul nuovo piano industriale di Fiat, non intendo aggiungerne altre anche perché l’intervista del Prof. Pietro Ichino pubblicata su La Stampa del 31 dicembre esprime dal mio punto di vista il miglior pensiero possibile sull’argomento. Riporto di seguito l’intervista integrale realizzata da Carlo Bertini.
OCCORRE UN SISTEMA DI RELAZIONI INDUSTRIALI CHE CONSENTA LA SCOMMESSA COMUNE TRA LAVORATORI E IMPRENDITORE SUI PIANI INDUSTRIALI INNOVATIVI
Intervista a cura di Carlo Bertini, pubblicata su la Stampa il 31 dicembre 2010
Professor Ichino, da esponente dell’ala liberal del Pd, ritiene sia possibile su una questione così complessa formulare una risposta che metta d’accordo, se non il centrosinistra, almeno il suo partito?
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One4C di Unicredit e l’irresponsabilità del sindacato
Circa un anno fa il Consiglio di Amministrazione di Unicredit presentava il progetto “One4c” ovvero un progetto di cambiamento culturale finalizzato ad incrementare la soddisfazione dei clienti e la vicinanza con il territorio. Il progetto si basa anche su una riorganizzazione finalizzata a creare una maggiore risposta alle mutevoli esigenze della clientela.
Leggendo la presentazione effettuata il 15 dicembre 2009 all’interno del CdA emerge un buon progetto utile ad innescare un necessario cambio di marcia della più importante organizzazione bancaria italiana.
Ad un anno di distanza possiamo iniziare ad analizzare gli effetti del progetto, in particolare occorre soffermarsi sul ruolo assunto dai sindacati in questa operazione. Leggi il seguito di questo post »
Turbolenza, sostenibilità manageriale e competitività, atto III. Ci casca anche Ducati
Qualche mese fa scrissi un post intitolato “Turbolenza, sostenibilità manageriale e competitività tre fattori che non sempre seguono direzioni unitarie” con l’obiettivo di far emergere il rapporto tra la turbolenza dei mercati, il management sostenibile e la competitività, prendendo come esempio un mercato poco turbolento (rispetto ad altri) come quello dell’acciaio. La questione al centro di ogni controversia sindacale si riferiva infatti al cambio tuta, operazione per la quale i sindacati erano a richiedere un riconoscimento temporale di alcuni minuti al giorno, in quanto tale operazione ritenuta propedeutica alla sicurezza. Leggi il seguito di questo post »
Turbolenza, sostenibilità manageriale e competitività …atto II
Il 18 gennaio ho pubblicato un post in cui mettevo in relazione la turbolenza degli scenari, la competitività manageriale e il ruolo che dovrebbe avere un approccio manageriale sostenibile.
Citai come esempio il caso dell’ILVA Gruppo Riva Fire, in cui si accennava al caso del cambio tuta non retribuito (per approfondimenti clicca qui).La riflessione che feci allora riguardava la miopia delle conseguenze di un simile gesto, sostenendo che in un mercato poco turbolento si può pensare di gestire le possibili conseguenze di tale azioni, mentre in mercati molto turbolenti no.
Oggi, a distanza di circa 6 mesi, leggo su La Stampa di Torino (sabato 29 maggio 2010): “ Altro ex dipendente ILVA fa causa sul cambio tuta: chiedo 50 mila euro”, pare infatti che altri colleghi di Genova e di Taranto abbiamo avviato azioni legali vincendo le cause contro l’azienda in merito proprio al cambio tuta.
Al momento il fenomeno è contenuto, immaginate tuttavia lo stesso fenomeno sviluppato in un contesto più turbolento e con livelli di competitività differenti, avrebbe segnato il possibile inizio della fine, immaginiamo inoltre uno scenario diverso da quello italiano, ad esempio quello statunitense, le conseguenze sarebbe state sicuramente differenti.
Fino a quando le imprese abusano di sacche di “competitività residua”, ovvero operano in regimi in cui ci sono ambi spazi di correzione degli “errori” non è pensabile avviare un approccio orientato alla sostenibilità manageriale.