organizzazione

Benessere in contratto

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Si può tradurre la cultura aziendale in azioni concrete, coerenti e semplicemente comprensibili da tutte le persone che vivono all’interno dell’organizzazione?

La risposta teorica è sicuramente affermativa, ma questa volta anche concretamente siamo in grado di fare un esempio.

Technogym, azienda leader mondiale nella produzione di macchinari per il benessere, la cui filosofia è wellness life style ha, da  dieci anni a questa parte, inserito all’interno del contratto integrativo, la possibilità di ottenere premi aziendali in funzione della diminuzione degli incidenti sul lavoro. Leggi il seguito di questo post »

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“Effetto weekend”: la vera medicina al lavoro è il weekend?

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E infatti questo l’esito di un’interessante ricerca realizzata da Ryan Richard e pubblicata qualche mese fa sul Jurnal of Social and Clinical Psycology. Ryan ha scoperto che il lavoro qualunque sia la mansione, la responsabilità e la retribuzione percepita produce un livello di malessere che riesce ad essere colmato solamente con l’astensione dallo stesso ovvero con i due giorni di riposo assicurati dal week-end.

La possibilità di trascorre due giorni senza essere sottoposti ai condizionamenti fisici e psichici del lavoro portano ad una migliore condizione di vita della persona. In particolare la ricerca afferma che nel week-end la persona ha l’opportunità di disporre autonomamente del proprio tempo decidendo in autonomia di dedicarlo a ciò che ritiene più importante.

La notizia che vi ho riportato può far emergere facili e banali pensieri circa l’insoddisfazione e la motivazione che si genera sul posto di lavoro, la riflessione interessante è tuttavia un’altra.

Il manager che si trova a dove prendere decisioni che andranno ad impattare direttamente o indirettamente sulla vita di altre persone oggi ha un altro vincolo da considerare dato appunto dall’effetto week-end.

E’ possibile trasferire nella vita quotidiana di un’organizzazione aziendale (ma non solo) le stesse condizioni di vita che si perseguono nel week-end? Il lavoro in termini quantitativi occupa la maggior parte del nostro tempo, è possibile far in modo che questo tempo non sia vissuto come imposizione ma come scelta consapevole?

Di chi sono le maggiori responsabilità nel generare benessere all’interno di un’organizzazione? Sono queste alcune delle domande a cui dovrebbe rispondere un management orientato dai comportamenti sostenibili.

Alcune organizzazioni hanno inserito tra gli obiettivi dei manager il benessere percepito dai propri collaboratori, una forma sicuramente utile per diminuire il rischio di comportamenti incoerenti e dannosi per le persone che lavorano all’interno dell’organizzazione stessa, tuttavia tali indicatori dovrebbero avere una ricaduta non solo sui comportamenti dei singoli manager che sono valutati, ma su tutti i processi aziendali, diventando un patrimonio culturale dell’azienda.

Il benessere percepito si traduce indirettamente in un”benessere” per l’azienda, portando risultati migliori anche in termini di performance. Spesso la visione a brevissimo periodo, o la turbolenza degli scenari impedisce di agire in maniera parallela sul benessere delle persone e sui risultati di business, con il risultato di far predominare i secondi sui primi giustificando questa scelta con un eventuale premio in denaro.

L’equazione beneficio = sacrificio(malessere) + bonus tende sempre più spesso a dare una somma negativa, dovuta al fatto che gli eventuali bonus sono sempre più risicati e che l’importanza del benessere ha un valore sempre più alto soprattutto per le nuove generazioni.

La ricerca di Ryan diventa quindi un interessante spunto per ragionare sui comportamenti individuali, sui comportamenti collettivi e sul legame tra i processi di business e la generazione del benessere aziendale.

Una nuova “cultura” in Chrysler

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Fa notizia il fatto che l’arrivo di Sergio Marchionne in Chrysler sia stato segnato da alcuni importanti avvenimenti primo dei quali aver rinunciato ad un ufficio “suite”, trasferendo la sua postazione operativa dal 15° piano al quarto piano, ovvero al centro di coordinamento tecnico.

Marchionne ha quindi intenzione di applicare anche in Chrysler lo stesso stile manageriale che ha consentito a Fiat di superare una difficile situazione di crisi rilanciandola sul mercato mondiale dell’auto.

In sintesi lo stile Marchionne prevede una sua presenza  ed una vicinanza stretta a tutto il management per riuscire a condividere, ma anche a guidare la nuova squadra verso un difficile percorso di rinascita.

La vera notizia che deve farci riflettere è tuttavia un’altra, non riguarda le capacità del top  manager italiano, quanto il fatto che, rinunciare ad alcuni status di riconoscimento, generi più clamore rispetto alle performance che prevede di raggiungere.

Più volte ho parlato di cultura aziendale, e di cambiamento manageriale, entrambi gli stati possono essere raggiunti attraverso continui e significativi passi verso una nuova e diversa direzione che passa anche attraverso l’eliminazione o la sostituzione apparenti ed inutili “status” che oggi non hanno più significato di esistere (forse no lo hanno mai avuto).

Ancora una volta la coerenza diventa un elemento centrale per riuscire a vincere sfide sempre più complesse, se il messaggio che il top management vuole lanciare a tutti i collaboratori (di ogni ordine e grado) è quello di “rimboccarsi le maniche”, è evidente che il primo a dar l’esempio non può che essere colui che sarà preposto a guidare l’intera organizzazione.

Anche questo è un pensiero banale che tuttavia non sempre viene rispettato e considerato. Sono molte le organizzazione in cui ancora oggi trovi ad esempio ascensori dedicati ai “dirigenti”… immaginate voi quale interpretazioni possono farsi i non “dirigenti” di quell’inutile status….

In sintesi il “Marchionne Style” può essere riassunto come il buon senso all’interno di un’organizzazione, avendo il coraggio di superare ogni paradigma e guardando al futuro con gli occhi di crede nella possibilità di cambiare le cose.

“Venerdì casual” o “Venerdì incoerenza”?

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omologazione venerdì

Premessa: oggi tratto un tema “leggero”… forse.

Il management sostenibile si basa anche sui dettagli, quei dettagli che contraddistinguono lo stile di vita all’interno di un’organizzazione. La breve riflessione di oggi si concentra sulla tradizionale usanza di non indossare la “divisa” di lavoro il venerdì.

“Venerdì casual” si dice, e così basta entrare in un’azienda il venerdì per rendersi immediatamente conto dell’assurdità dei codici forzati che governano anche i comportamenti delle singole persone all’interno delle organizzazione.

Tutto ciò inizia già alle elementari con la “sindrome del grembiulino”, ricordo con felicità, quando la Maestra ci permetteva di non indossare il grembiulino “nero”, era un evento accolto con soddisfazione da tutti i bambini, quasi vedendo in quella divisa un vincolo all’apprendimento ma soprattutto al divertimento, subìto come un’omologazione forzata che spesso si contrappone alla creatività e all’immaginazione dei bambini.

La stessa sensazione lo ritrovo oggi dopo oltre 30 anni negli adulti, basta entrare negli uffici di alcune aziende il venerdì per rendersi conto che la miglior definizione di quella scelta è “venerdì incoerenza”, non “venerdì casual”.

Capita infatti di vedere manager che lunedì sfoggiano un doppiopetto elegantissimo, e il venerdì, quasi in segno di “liberazione”, indossano al contrario una polo multicolore comprata in qualche saldo l’estate precedente e ovviamente di dubbio gusto…

Il manager di venerdì non lavora? Non incontra i clienti, o collaboratori? Non prende le decisioni? Solo se la risposta a queste tre domande è NO possiamo accettare simili comportamenti in caso contrario è forse opportuno ripensare a questa finta libertà presente in molte realtà aziendali.

L’organizzazione riesce a dare il meglio quando, come più volte affermato, esiste coerenza di comportamenti. Oggi ho portato ad esempio superficiale che forse ha poco a che fare con il management sostenibile, ma che in realtà è proprio il riflesso di un modo di concepire la vita all’interno delle aziende…

Se pensate a questa breve riflessione, non è assurdo secondo voi, che sia scritta una regola per cui il venerdì si può andare in ufficio casual? E se il martedì penso di fare le stesse attività del venerdì, perché non posso andare casual anche il martedì? Le regole devono essere sostituite dalla diffusione della responsabilizzazione dei comportamenti individuali a partire da chi ha il ruolo di governare le organizzazioni. In questo caso anche i dettagli fanno la differenza….

On line il rapporto di sostenibilità 2007 di Autogrill

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Il report  di sostenibilità 2007 del Gruppo Autogrill, primo operatore al mondo nei servizi di ristorazione e retail per chi viaggia presenta alcuni interessanti aspetti che meritano di essere approfonditi. Il Gruppo Autogrill presente in 42 paesi con 66.820 dipendenti gestisce più di 5300 punti vendita in oltre 1200 location per un totale di 890 milioni di clienti l’anno; questi dati ci fanno capire quale impatto può avere all’interno del contesto socio-economico ed ambientale in cui opera.

Di particolare interesse dal punto di vista della sostenibilità è l’impegno relativo all’impatto ambientale ottenendo per la sede italiana la certificazione UNI EN ISO 14001, questo dovrebbe rappresentare solamente un punto di partenza verso la  certificazione integrale di tutte le sedi del Gruppo. Meno interessante l’area della contaminazione tra profit e non profit, emerge infatti solamente una significativa attività di donazione verso il terzo settore, ma nulla di più. Dal punto di vista del management sostenibile non ci sono particolari azioni da segnalare.

La CSR del Gruppo Autogrill è ben comunicata all’esterno, bisognerebbe comprendere quanto sia vissuta realmente dalle persone all’interno dell’organizzazione, dal report questa sensibilità non emerge.