coerenza

Bicchieri di solidarietà

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Importante iniziativa quella di Ferrarelle in favore dell’Unicef per la realizzazione di 15 nuovi pozzi di acqua in Ciad.

L’iniziativa, che si sviluppa attraverso un sistema di coinvolgimento dei propri clienti sia attraverso il web che direttamente nei punti vendita, merita di essere segnalata per lo sforzo di fondere insieme iniziative legate al business e iniziative di responsabilità sociale.

Il fatto che Ferrarelle, si impegni nella ricerca di acqua in un paese considerato il 6° ultimo al mondo per accessibilità alle fonti d’acqua non solo dimostra un ovvio senso di responsabilità, ma può garantire anche a chi lavora all’interno dell’azienda un maggiore senso di appartenenza e condivisione di valori sociali ed aziendali.

Sarebbe infatti interessante conoscere non solo dal management, ma anche da chi opera all’intero di Ferrarelle quale opinione ha di questa utilissima iniziativa. Leggi il seguito di questo post »

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Se gli stipendi scendono troppo la competitività diminuisce

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Esiste una correlazione tra gli stipendi, l’impegno e la competitività di un’impresa? I ragionamenti sul triplice legame tra motivazione, soddisfazione e retribuzione sono stati approfonditi negli anni da molti esperti del settore, la letteratura è infatti ricca di interessanti teorie che ogni giorno possono trovare riscontro all’interno di molte organizzazioni aziendali. Il focus di questo post è tuttavia un altro.

In seguito alla grande recessione del 2008-2009 il fenomeno della diminuzione degli stipendi (soprattutto americana) ha subito un’accelerazione incredibile tanto da diventare un fenomeno economico e manageriale preoccupante. Ciò che appare ancora più preoccupante sono i comportamenti dei datori di lavoro. Leggi il seguito di questo post »

Codici etici, Croce Rossa e Dow Jones Sustainability Index

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Questo post nasce da un’iniziativa che mi ha stupito non solo per la forma ma per il modo con cui è stata concepita, mi riferisco all’ideazione del codice etico della Croce Rossa Italiana.

Pochi giorni fa il Commissario Nazionale, quindi una figura esterna alla Croce Rossa (imposta dall’attuale Governo) ha presentato con estrema fierezza il codice etico della Croce Rossa Italiana, dichiarando di avere risposto ad una richiesta del Comitato Internazionale della Croce Rossa.

Vorrei considerare due aspetti, il primo relativo all’utilità di un codice etico all’interno della Croce Rossa Italiana, ed un secondo più ampio relativo all’utilità di un codice etico all’interno di un’organizzazione for profit.

La distinzione infatti non è banale. Il codice etico dovrebbe essere espressione di comportamenti, ma anche di regole etiche e morali a cui ogni individuo aderente all’organizzazione dovrebbe attenersi per assumere nei confronti dell’esterno (ma anche dell’interno) un comportamento coerente con i valori che l’organizzazione ha intenzione di esprimere. Leggi il seguito di questo post »

Benessere in contratto

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Si può tradurre la cultura aziendale in azioni concrete, coerenti e semplicemente comprensibili da tutte le persone che vivono all’interno dell’organizzazione?

La risposta teorica è sicuramente affermativa, ma questa volta anche concretamente siamo in grado di fare un esempio.

Technogym, azienda leader mondiale nella produzione di macchinari per il benessere, la cui filosofia è wellness life style ha, da  dieci anni a questa parte, inserito all’interno del contratto integrativo, la possibilità di ottenere premi aziendali in funzione della diminuzione degli incidenti sul lavoro. Leggi il seguito di questo post »

La lezione di Obama

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Ancora una volta il Presidente Barack Obama ha dato una lezione non solo sul piano civile o politico ma anche su quello manageriale. Mi riferisco alla scelta di autorizzare la costruzione della Moschea nei pressi di Ground Zero, la sua motivazione è stata molto semplice (si fa per dire) :”Siamo l’America” ovvero non dimentichiamoci chi siamo, quando abbiamo lottato per essere quello che diciamo voler essere. Questo tipo di ragionamento implica una grande coerenza, oltre che grande coraggio, sopratutto per il fatto che oltre il 55% degli elettori liberal di New York sono contrari alla Moschea. Ma cosa c’entra Obama con il management sostenibile? Molto, mi vien da pensare, non tanto per la decisione della Moschea di cui non entro nel merito, quanto per le scelte e per la coerenza delle stesse.

Coerenza, coraggio, scelte apparentemente impopolari, ma sane nei principi, dovrebbero contraddistinguere ogni organizzazione che vuole continuare ad essere competitiva. Quante volte il management aziendale, rifiuta di prendere posizioni definite, pur avendo valori aziendali dichiarati e stampati su tutti i muri dell’azienda in grado di sostenere la scelta impopolare, quante volte il management aziendale compie scelte incoerenti rispetto alla cultura aziendale, quante volte il management aziendale non ha il coraggio di assumersi fino in fondo la propria responsabilità per il bene dell’azienda stessa?

Ci sono realtà nelle quali la chiarezza, il coraggio ma anche il senso di responsabilità rispetto ai principali stakeholder, sono molto evidenti, forse fin tropo, mi riferisco al caso HP e al caso Apple, il primo ha visto il licenziamento del CEO per condotta “antiaziendale”, il secondo ha visto il licenziamento di un manager probabilmente incapace (il progettista dell’antenna del nuovo iPhone4), entrambe le azioni unite da un unico fine quello di tutelare la reputazione dell’azienda, e garantire una crescita fiduciaria dei principali stakeholder, in primo luogo dipendenti e clienti.

Azioni di management sostenibili sono quelle che consentono a tutti gli stekeholder di aver chiara la condotta che l’organizzazione con cui si ha a che fare sta cercando di mantenere , in modo da poterla difendere o affossare a seconda della mancanza di coerenza.

Sono quindi anche questi gli elementi che dovrebbero emerge nei report di sostenibilità

Il “Mi manda Rai Tre” Index

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Ogni tanto, quando proprio non trovo niente di meglio in TV mi capita di guardare la sempre interessante ed educativa trasmissione “Mi manda Rai Tre”, venerdì sera ho visto quasi tutta la puntata e da qui nasce questo mio post.

Potremmo immaginare di costruire un indicatore di credibilità, ma anche di coerenza rispetto alle politiche di responsabilità sociale intitolato “Mi manda Rai Tre index” basta infatti vendere come reagiscono le imprese coinvolte nei fatti raccontati dai telespettatori (clienti delle stesse aziende) per rendersi conto non solo dell’incapacità di gestire un momento di criticità (reclamo) ma anche della superficialità con cui vengo liquidati i problemi legati a servizi o prodotti non coerenti con le aspettative di acquisto.

Siamo nell’era in cui il presidente di Toyota chiede pubblicamente scusa (in seguito ai recenti richiami su più veicoli) addirittura su youtube, pensando giustamente ad un canale di comunicazione realmente universale e capillare, e nello stesso tempo ci sono ancora aziende non solo italiane che si permettono di non presentarsi in una trasmissione televisiva nazionale per parlare di presunte irregolarità, problematiche o aspettative insoddisfatte relative ai loro prodotti o servizi. Già questo appare di per sé irrealistico e poco efficace, sia per la tutela dell’immagine esterna, sia per il senso di appartenenza interno che si genera tra i collaboratori dell’azienda.

Per un attimo venerdì sera mi sono messo nei panni di un collaboratore di una delle aziende leader di elettrodomestici coinvolte nel problema (rottura di un piano di cottura di cristallo) citato dalla trasmissione, la prima cosa che mi è venuta in menta non è stata sicuramente positiva, trovavo difficile giustificare un simile comportamento soprattutto il fatto che nessuno fosse presente per confrontarsi  su un possibile problema.  Il problema si aggrava nel momento in cui verifico le azioni di CSR o più semplicemente i valori pubblicati sui rispettivi siti internet di queste aziende leader, cito testualmente alcuni valori “i nostri valori sono la priorità ogniqualvolta serviamo il cliente: i nostri valori sono: Rispetto… Integrità,… Diversità…… si diventa un’azienda affidabile avendo persone che prendono a cuore questi valori ogni giorno…..”; oppure ancora “I nostri valori sono i principi che indirizzano i nostri comportamenti, possiamo farli vivere non solo con il nostro agire… i valori sono: Accessibilità…  Semplicità…. Responsabilità, agiamo in modo responsabile e rispettiamo l’ambiente, le differenti culture e gli altri; in questo modo le persone ci accolgono con fiducia nelle loro case”.

E quindi semplice comprendere che ha volte i comportamenti assunti da un management sempre più autoreferenziale porta ad una distanza incomprensibile non solo con i propri clienti ma soprattutto con i propri collaboratori. Se il rischio di non essere visti dai potenziali clienti (non tutti guardano mi manda rai tre) può forse essere accettabile, sicuramente non lo è verso le centinaia di dipendenti che ogni giorno credono e lavorano per consolidare un senso di appartenenza che con simili gesti non può che distruggersi .

Vedere come reagiscono le aziende coinvolti nei casi di “Mi manda Rai Tre” è quindi un indicatore anche sul modo in cui si vive, si lavora e si cresce all’interno di quelle aziende e non solo sulla reputazione commerciale.

Volkswagen vuole superare Toyota partendo dai lavoratori!

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“I lavoratori con un posto garantito sono motivati ad impegnarsi nell’incremento della produttività” è questa l’affermazione di Hartmut Meine sindacalista di IG Metall capo del distretto di Wolfsburg dopo lo storico accordo siglato con Volkswagen e raggiunto con il benestare del cancelliere Merkel.

Vediamo di cosa si tratta. Anche per la casa automobilistica tedesca il 2010 sarà un anno difficile, ricco di incertezza, in cui il management si troverà spesso a dover navigare a vista. Il rischio di perdere competitività si tradurrebbe nel rischio di perdere ulteriori posti di lavoro, tuttavia una responsabilità congiunta di Volkswagen e del sindacato IG Metall ha permesso di siglare un accorso in cui a fronte di un aumento reale della produttività del 10%, circa 90.000 lavoratori avranno un posto di lavoro garantito, tale accordo durerà fino la 2014.

Ho parlato non a caso di responsabilità congiunta delle parti sociali (tra cui anche il senso di responsabilità individuale dei lavoratori); in una situazione di crisi come quella attuale, si rende sempre più necessario agire in maniera “coerente” in tutti gli ambiti di azione, nel mercato, nella comunicazione, nella cultura aziendale, nel rispetto delle regole, nel rapporto con i propri dipendenti, non esiste un’altra via di uscita.

L’obiettivo dichiarato da Volkswagen è ambizioso, superare entro il 2018 Toyota diventando il primo gruppo automobilistico mondiale. è evidente che per raggiungere questo risultato non si può che coinvolgere tutti coloro che potranno garantire un contributo primario a partire dai lavoratori.

Il nuovo accordo, sponsorizzato dal governo tedesco, può essere interpretato come un buon esempio di condivisione della visione strategica futura, spostando il punto di osservazione della crisi dal brevissimo periodo al medio e lungo termine.  

Sempre più spesso siamo condizionati da ciò che accade intorno a noi, perché infatti essere stupidi di una notizia che da un punto di vista razionale-logico è anche abbastanza banale? Forse per il fatto che non siamo più abituati a risolvere problemi assumendo punti di vista allargati super partes rispetto ai bisogni individuali dei soggetti coinvolti.

La cassa integrazione di Schumi

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Mi capita raramente di soffermarmi sulle pagine sportive dei quotidiani, non sono un grande tifoso, ma la vicenda del passaggio di Schumacher dalla Ferrari alla Mercedes di Ross Brawn ha colpito la mia attenzione.

Non ho intenzione di commentare la scelta sportiva di Schumacher (di questa notizia potete trovare approfondimenti e riflessioni sicuramente più precise e interessanti delle mie) ma le conseguenze che si sono scatenate all’interno dell’azienda Mercedes, sponsor della scuderia condotta da Brawn.

Negli scorsi giorni infatti molti operai in cassa integrazione hanno protestato per l’ingaggio milionario di Schumi, si parla ufficialmente di 7 milioni di euro all’anno (ufficiosamente sono circa 20 milioni all’anno).

E’ normale la reazione degli operai Mercedes che da mesi percepiscono uno stipendio ridotto a causa della cassa integrazione? Direi di si, tuttavia anche in questo caso vale la pena, per non finire nella banalità delle opinioni e del qualunquismo, analizzare i comportamenti del management e del sindacato.

Da un lato Norbert Haug direttore sportivo della Mercedes afferma che l’ingaggio di Schumi farà vendere un numero maggiore di auto e quindi porterà un beneficio anche agli operai cassaintegrati, dall’altro lato il sindacato Mercedes definisce inaccettabile uno stipendio a sei zeri in un momento di crisi come quello che sta vivendo la casa di Stoccarda.

Anche in questo caso sembra che la verità sia di entrambe le parti, quindi chi ha ragione e chi ha torno? Forse entrambi o forse nessuno, dipende il punto di vista che su vuole assumere. Considerando la questione nell’ottica di una gestione manageriale sostenibile si potrebbe affermare sicuramente che la responsabilità maggiore sia del management Mercedes, che forse ha sottovalutato l’importanza di condividere anche queste scelte con il sindacato (dove per condivisione si intende una maggiore informazione e non una negoziazione) mostrando un disegno strategico più ampio non solo al sindacato ma a tutte le persone che lavorano in Mercedes, in altre parole, se non è stato fatto, conveniva prevedere meglio le possibili reazioni delle persone che questa volta hanno protestato pubblicamente in altri momenti avrebbero semplicemente reagito esercitando un “mugugno” invisibile ma altrettanto problematico.  

Allo stesso modo anche i comportamenti dei sindacati dovrebbero iniziare a prendere una strada diversa alla semplice contrapposizione di potere, la protesta in questione in linea di principio può apparire giusta, tuttavia diventa banale e indifendibile se collegata semplicemente alla retribuzione del pilota, il problema o i problemi sono probabilmente altri anche se spesso appare più semplice cavalcare proteste popolari e/o mediatiche.

Sarebbe interessante in questo particolare momento storico considerare i valori aziendali. Supponendo infatti  che Mercedes abbia dei valori condivisi, sarebbe interessante comprendere come questi valori siano coerenti   rispetto alla scelta fatta nei confronti del sindacato e di Schumacher. Allo stesso modo il sindacato invece di cavalcare una protesta sterile avrebbe potuto rivalersi sui valori aziendali chiedendo coerenza al management rispetto alla scelta di ingaggiare Schumacher o più in generale di continuare ad investire milioni di euro nella F1 in controtendenza rispetto ad altre importante realtà automobilistiche quali Toyota, Honda e BMW che hanno deciso di abbandonare i circuiti di F1.

Una nuova “cultura” in Chrysler

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Fa notizia il fatto che l’arrivo di Sergio Marchionne in Chrysler sia stato segnato da alcuni importanti avvenimenti primo dei quali aver rinunciato ad un ufficio “suite”, trasferendo la sua postazione operativa dal 15° piano al quarto piano, ovvero al centro di coordinamento tecnico.

Marchionne ha quindi intenzione di applicare anche in Chrysler lo stesso stile manageriale che ha consentito a Fiat di superare una difficile situazione di crisi rilanciandola sul mercato mondiale dell’auto.

In sintesi lo stile Marchionne prevede una sua presenza  ed una vicinanza stretta a tutto il management per riuscire a condividere, ma anche a guidare la nuova squadra verso un difficile percorso di rinascita.

La vera notizia che deve farci riflettere è tuttavia un’altra, non riguarda le capacità del top  manager italiano, quanto il fatto che, rinunciare ad alcuni status di riconoscimento, generi più clamore rispetto alle performance che prevede di raggiungere.

Più volte ho parlato di cultura aziendale, e di cambiamento manageriale, entrambi gli stati possono essere raggiunti attraverso continui e significativi passi verso una nuova e diversa direzione che passa anche attraverso l’eliminazione o la sostituzione apparenti ed inutili “status” che oggi non hanno più significato di esistere (forse no lo hanno mai avuto).

Ancora una volta la coerenza diventa un elemento centrale per riuscire a vincere sfide sempre più complesse, se il messaggio che il top management vuole lanciare a tutti i collaboratori (di ogni ordine e grado) è quello di “rimboccarsi le maniche”, è evidente che il primo a dar l’esempio non può che essere colui che sarà preposto a guidare l’intera organizzazione.

Anche questo è un pensiero banale che tuttavia non sempre viene rispettato e considerato. Sono molte le organizzazione in cui ancora oggi trovi ad esempio ascensori dedicati ai “dirigenti”… immaginate voi quale interpretazioni possono farsi i non “dirigenti” di quell’inutile status….

In sintesi il “Marchionne Style” può essere riassunto come il buon senso all’interno di un’organizzazione, avendo il coraggio di superare ogni paradigma e guardando al futuro con gli occhi di crede nella possibilità di cambiare le cose.

On line la Corporate Responsibility Review 2008 di ANZ

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ANZ è un importante istituto di credito Austrialiano, e in questi giorni ha pubblicato la propria corporate responsibiliy review per l’anno 2008.

La struttura del report consente di individuare facilmente le aree di interesse su cui si focalizzano le azioni di responsabilità sociale. Gli ambiti di intervento sono cinque:           Customers

       Employees

       Community

       Environment

       Governance

Le attività correlate agli obiettivi individuati rientrano in uno standard consolidato, non emergano pratiche innovative o in grado di discostarsi da altre. In atre parole si tratta di un report di buon livello senza particolare eccellenze.

Appare solo un elemento in contrasto con quanto appena affermato, a pagina 5 Michael Smith – Chef Executive Officier di ANZ afferma: “Our first responsibility is to remain profitable for our shareholders and help our business and retail customers adjust to the changing economic conditions. We took action earlier this year to position ANZ for this new environment by increasing capital, strengthening the balance sheet and improving liquidity”, la riflessione che invito a fare è relativa al senso del ruolo che dovrebbe assumere una banca, soprattutto in momenti di crisi. Anteporre gli interessi degli azionisti e solo in seconda battuta parlare di sostegno al credito e al business  dei propri clienti significa avere una visione limitata non solo del concetto di responsabilità sociale ma anche del ruolo istituzionale proprio di una banca anche alla luce dell’attuali crisi finanziaria. In momenti di forti cambiamenti, anche epocali, leggere i report di sostenibilità risulta efficace per comprendere la coerenza delle azioni rispetto ai cambiamenti di scenario, ma anche l’incisività delle azioni stesse. 

Nella sezione CSR Report è possibile scaricare la Corporate Responsibility Review 2008 di ANZ