University social responsibility?
La responsabilità sociale potrebbe partire iniziare ad essere sviluppata delle Università, non solo come materia di insegnamento, ma come vero e proprio atteggiamento responsabile, come modello di sviluppo di un territorio.
Non è tuttavia esattamente quello che è accaduto a molte università italiane ed in particolare al Politecnico di Torino.
Alcuni anni fa molte città di provincia sino viste “invadere” da molti atenei prestigiosi, che a seguito di strategie di sviluppo finalizzate a far crescere il numero di iscritti, hanno deciso di aprire molte sedi decentrate, senza tuttavia ponderare: la concentrazione di Atenei già presenti sul territorio, la facilità di mobilità crescente degli studenti e soprattutto le possibili offerte di lavoro emergenti sul territorio in funzione delle nuove competenze disponibili.Lo sviluppo ovviamente avvenne in molti casi con lo sforzo economico non solo delle Università, ma anche di Enti Locali (provincie e comuni) e ed in alcuni casi di Fondazioni Bancarie. Tutto questo per garantire una migliore istruzione alle nuove generazioni. Una finalità buona nelle intenzione o solamente un business miope messo in piedi da improvvisati Rettori-Imprenditori?
A questa situazione si aggiunge il ruolo dell’imprenditoria locale, che ovviamente affascinata dal mondo accademico, e soprattutto dalla prospettiva di inserire in organico nuove professioni ha da subito accolto con positività la possibilità di ospitare sul territorio facoltà specifiche in grado di supportare la loro competitività imprenditoriale.
Pensando al caso di Alessandria, dove dopo circa 10 anni di onorato servizio e moltissimi euro spesi da partner istituzionali privati, vedrà la chiusura della sede distaccata del politecnico di Torino. Non entro nel merito della decisione, ma ritengo opportuno sottolineare il ruolo sociale dell’Università, che in questo caso è venuto meno in quanto non è stata in grado di creare e diventare catalizzatore con il mondo imprenditoriale e, il ruolo sociale delle imprese che non hanno saputo cogliere una vera opportunità di crescita.
Le responsabilità sono quindi due, da un lato l’università che ha, come spesso fa, improvvisato un modello di sviluppo sui territorio, per interesse individuale e non certo sociale, dall’altro lato la responsabilità delle imprese, che invece di continuare ad investire su giovani profili professionali presenti sul territorio, ai primi segnali di crisi/debolezza hanno abbandonato (o per lo meno hanno poco insistito) l’idea di poter collaborare e generare valore con un’Università presente sullo stesso territorio.
Qui non si tratta solamente di offrire stage o posti di lavoro, si tratta di assumere una responsabilità realmente orientata a tutti gli stakeholder che ruota attorno all’impresa e all’università. nessuno dei due attori ha saputo uscire dai propri paradigmi, generando una situazione realmente irresponsabile.
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