Generazione non profit
In questi giorni sto incontrando molte realtà non profit di grandi e di piccolissime dimensioni per definire un progetto congiunto di CSR e mi sto rendendo conto, o meglio sto avendo conferme circa l’evoluzione dei modelli che fino a poco tempo fa caratterizzavano il modo di essere non profit.
Non ho la pretese di fare una fotografia scientifica dell’interno panorama non profit, tuttavia è sempre più vero che:
– La capacità di produrre innovazione nelle risposte sociali che il non profit cerca di dare, sono meno evidenti rispetto a quello che accadeva solo 5 anni fa
– L’età media di molte realtà è cresciuto negli anni, a testimonianza della crescente difficoltà di coinvolgere volontari anche d età più giovani
– L’autoreferenzialità delle organizzazioni più radicate e anche più storiche presenti sui differenti territori diventa un vero fattore vincolante alla capacità di costruire un nuovo ed evoluto modello di welfare in cui il non profit possa giocare un ruolo determinante
Ad aggravare questa situazione incidono, anche in maniera evidente, le condizioni economiche avverse di tutti gli sponsor (pubblici e privati) che un tempo sostenevano con maggiore facilità l’intero settore.
L’evoluzione del non profit, ha tuttavia degli aspetti nuovi ed interessanti, se in passato l’ambito del volontariato (rendendo in considerazione ad esempio questo aspetto del terzo settore) era considerato per alcuni un “rifugio” ovvero un luogo dove poter star bene con se stessi e con gli altri, il cui scopo era comunque quello di generare valore sociale; oggi ha preso il sopravvento la focalizzazione sull’azione a discapito della necessità di affiliazione.
Non è un caso che le organizzazioni in cui è presente un maggior numero di giovani, sono anche quelle dove la concretezza e l’efficacia dell’azione sia direttamente percepita da chi ne fa parte.
La capacità di affiliazione e forse la necessità di affiliazione ha ceduto il passo ad altri aspetti, forse più concreti, il che non significa che i due ambiti non possano coincidere, semplicemente sempre più spesso vengono vissuti in maniera separata.
Il senso di affiliazione è sempre stato uno degli fattori motivanti dei volontari, il cui filo rosso era rappresentato dalla mission dell’associazione, ma il collante era dato dallo stare bene insieme.
La metamorfosi sociale, le nuove generazioni, la generazione Y ha in parte cambiato i connotati di questo prerequisito. Le organizzazioni non profit che basavano il loro modello di sviluppo sulla convivialità finalizzata alla creazione di valore sociale potrebbero avere una maggiore difficoltà nel trattenere i nuovi volontari che, se di giovane età, sono più proiettati al compito che non al resto.
Potrebbe apparire un modello freddo, che perde di visto il significato di stare all’interno di un’organizzazione di volontariato, si potrebbe trattare semplicemente di una coerente evoluzione di un modello sociale e generazionale che esula dal terzo settore.
Anche il non profit, su tempi probabilmente dilazionati rispetto al mondo profit, si troverà a gestire gap generazionale soprattutto correlato alla necessaria sostituzione dei vertici, spesso troppo distanti dalle nuove generazioni.
Questo articolo è stato pubblicato in csr, Non profit ed etichettato csr, evouzione non profit, genarazione y, valore sociale, volontariato.
2 pensieri riguardo “Generazione non profit”
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Maggio 23, 2012 alle 5:02 PM
Io sono un volontario dell’Associazione O.F.T.A.L. – Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes
Maggio 23, 2012 alle 9:03 PM
Sono cofondatore della community di coworking lab121, più di 270 soci in rappresentanza di oltre 100 professionalità. Età media di 40 anni, professione, provenienza e formazione diverse hanno consentito la nascita di una rete e di un sistema di welfare dal basso. Amici del lavoro, amici di lavoro: questo il titolo del ns. ultimo intervento http://www.youtube.com/watch?v=yZpwhPN_AeE&feature=youtube_gdata_player