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A.A.A. ASSUMIAMO GIOVANI DINAMICI
Basta entrare in qualunque superstore Esselunga per venire colpiti da un bel cartello che recita “Assumiamo giovani dinamici” al dì sotto del quale si trova una buca per inserire il proprio cv. Iniziativa interessante non trovate? Di questi tempi poi, quasi incredibile! Peccato che lo stesso cartello, sia posizionato nello stesso posto da almeno 2 anni, e non sto parlando di un unico punto vendita, ma di molti (penso tutti anche se non ho avuto la possibilità di verificarlo personalmente) che continuano ad esporre questa richiesta di personale. Vorrei riflettere insieme a voi circa gli effetti di tale comunicazione sia nei confronti degli esterni sia nei confronti delle persone che lavorano per Esselunga.
Immaginate ogni giorni di dover entrare al lavoro e leggere come prima cosa questo messaggio “Assumiamo giovani dinamici” dove, con il termine “dinamico” non si capisce se sia una competenza, un pregio, un requisito o semplicemente una fregatura…
Le interpretazioni che possono essere date a questo messaggio sono infatti molteplici, una ad esempio può tradurre il messaggio in: “attento non sei indispensabile…stiamo continuando ad assumere quindi come te ne troviamo altri 1000….”, oppure ancora peggio… ”questo lavoro fa così schifo che sono due anni che continuano a tenere questo cartello, ma nessuno vuole venire a lavorare qui…”. Da un punto di vista manageriale, quello che potrebbe essere un buon esempio, un messaggio positivo, si trasforma inevitabilmente in un pericoloso strumento in grado di generare comportamenti non sicuramente eccellenti. La percezione di questo messaggio potrà anche avere esiti positivi tuttavia, è facilmente immaginabile che situazioni come quelle appena descritte siano transitate almeno una volta nella testa delle persone che lavorano all’interno di questi superstore.
Analizzando gli effetti di tale comunicazione all’esterno, anche in questo caso, possiamo trarne interessanti interpretazioni, prima fra tutte quella della non coerenza. Cerco di spiegarmi meglio. Basta leggere i giornali (non la stampa specializzata) per trovare quasi quotidianamente articoli che parlano delle difficili condizioni di lavoro di chi opera nella grande distribuzione, da Carrefour ad Esselunga passando da COOP, permessi negati, contratti sempre più precari, straordinari istituzionalizzati… dando un’immagine del settore non di certo dinamica ed eccellente. Ecco quindi che uscire con un annuncio per la ricerca di giovani “dinamici” per lo meno risulta poco coerente con il percepito di chi ci lavora e di chi osserva da fuori l’organizzazione.
E’ uscito in queste settimane, confermando questo mio pensiero, l’ormai best seller di Anna Sam, ex cassiera di un supermercato francese. La Sam con il suo “Le turbolenze di una cassiera” edito da Corbaccio, sintetizza le difficoltà legate al lavoro di una cassiera all’interno di una supermercato.
Non voglio dire che tali difficoltà citate nel libro siano di responsabilità unica dell’organizzazione, tuttavia appare evidente che i principi di management sostenibile siamo molto distanti da queste realtà. In questo caso le esigenze di business, basti prendere in considerazione l’apertura 7 giorni su 7 piuttosto che gli orari lunghi, non possono giustificare un approccio alle persone di così basso profilo, anzi ragionando razionalmente, proprio per la grande difficoltà che questi tipi di organizzazione hanno nel ricercare personale qualificato e motivato, dovrebbero investire maggiormente in un approccio orientato alle persone.
Ho l’impressione tuttavia che, anche a causa dell’attuale crisi economica, con conseguente incremento della disoccupazione e mobilità, l’atteggiamento della grande distribuzioni, stia andando in controtendenza rispetto ad altre realtà aziendali, abbassando ulteriormente il livello di benessere all’interno della propria organizzazione e generando conseguentemente livelli di turnover straordinari.
Invertire la tendenza non deve essere una speranza, deve diventare una priorità. Chi riuscirà a cogliere questa opportunità sarà in in grado nel lungo periodo di fare la reale differenza sul mercato, creando un modello di impresa in grado di distinguersi non solo attraverso i propri slogan di sostenibilità, ma anche e soprattutto nei fatti concreti.