Aziende interconnesse? Ci pensa Terra Cycle
Terra Cycle ovvero l’intramontabile vita del rifiuto. Se un’azienda ha realizzato un’eccedenza di produzione di un materiale che difficilmente riuscirà ad utilizzare nuovamente, nel migliore dei casi o lo terrà in magazzino in attesa di altre future occasioni, o al contrario cercherà di sbarazzarsene soprattutto se il valore della produzione è esiguo.
In questo caso Tom Szaky, fondatore di Terra Cycle, interviene acquistando l’eccedenza di materiale prodotto generando da quel materiale (qualunque esso sia) altri prodotti da mettere sul mercato.
Alcuni esempi sorprendenti sono gli orologi da tavolo ricavati da vecchi dischi di vinile, aquiloni costruiti con vecchie confezioni di M&M’s, o ancora custodie per occhiali da sole derivate da tubetti di crema solare.
L’idea di Terra cycle è quella di creare il più grande social network del riciclo, coinvolgendo non solo aziende ma anche privati; ad esempio se raccogli un certo numero minimo di bottiglie di plastica, puoi inviare a Terra Cycle (senza spese di spedizione) ricevendo in cambio un contributo economico pari a 0,02 cent di dollaro per bottiglia.Un’idea quella di Szaky, interessante, geniale, ma anche economicamente redditizia, risulta essere ancora più interessante per il fatto di poter creare nuove prospettive all’interno delle grandi organizzazioni aziendali. Se negli ultimi anni si è affermata la figura del CSR Manager, pensate al ruolo che potrebbe avere il nuovo manager del riciclo che, detto così, potrebbe essere riduttivo ma in realtà potrebbe essere un’azione in capo al dipartimento di innovazione.
Terra Cycle esporta il concetto di visione allargata dei confini aziendali, ovvero consente a molte realtà che fino a quel momento consideravano il rifiuto come un peso di farlo diventare un’opportunità, dimostrando ancora una volta la necessità di sviluppare continuamente network relazionali trasversali al business, ovvero abituarsi a navigare un sistema per definizione complesso.