Linkedin index
I tempi sono maturi per poter parlare di Linkedin index, ovvero l’indice di penetrazione di iscritti a Linkedin provenienti da organizzazioni aziendali. La metamorfosi del social network è evidente anche in Italia, i manager sono passati da un ruolo passivo: sono iscritto al social network; ad un ruolo attivo: utilizzo il social network per guardare ciò che accade intorno a me e soprattutto cerco costantemente di allargare la mia rete di contatti.
Da un punto di vista manageriale, il fatto che molti rappresentanti siano iscritti al più importante social network di professionisti rappresenta un bene o un male? Più che di bene o male, si tratta forse di una naturale evoluzione della percezione del lavoro che ognuno di noi ha, influenzata da come si vive all’interno della propria organizzazione aziendale, ma anche dal contesto esterno all’azienda e più specificatamente alle dinamiche che stanno caratterizzando il nuovo mercato del lavoro.
Una possibile lettura del fenomeno Linkedin potrebbe essere interpretata come non necessariamente positiva, ovvero: mi iscrivo al social network nella speranza di trovare un’opportunità migliore rispetto all’attuale. Di fronte a tale situazione il confronto con il mondo esterno rappresenta una naturale accelerazione di possibilità alternative all’attuale sistemazione professionale.
Dall’altro lato, l’utilizzo di Linkedin potrebbe semplicemente rappresentare una nuova caratteristica manageriale, secondo cui la crescita e il percorso di miglioramento professionale deve o può passare attraverso una moltitudine di esperienze non sempre e solo legate ad un’unica realtà aziendale.
In entrambi i casi il Linkedin index, rappresenta un’evoluzione di come e quanto stare all’interno di un’azienda, il concetto di fedeltà, di posto fisso, di continuità assume contorni differenti rispetto al passato; un manager anche molto fedele alla propria azienda oggi utilizza il social network, anche solo per assumere punti di vista differenti, e qualora capitasse per valutare possibili nuove opportunità.
Concludendo, il fatto che molte persone anche appartenenti ad un’unica realtà aziendale siano iscritte a Linkedin può quindi rappresentare un successo per l’azienda stessa, infatti significa che queste persone hanno voglia, passione e competenze che intendono comunicare anche all’esterno dei propri confini aziendali. Molte funzioni risorse umane stanno osservando da vicino il fenomeno Linkedin non solo come strumento per attirare e per reclutare, ma anche come strumento diagnostico, utile per stimolare quelle domande necessarie a far crescere il senso di appartenenza e di fedeltà alla propria realtà aziendale.
Questo articolo è stato pubblicato in management ed etichettato Facebook, Fedeltà, lavoro, linkedin, manager, mercato, posto fisso, reclutamento, recruting, risorse umane, senso di appartenenza, social newtowork.
Un pensiero riguardo “Linkedin index”
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marzo 8, 2011 alle 10:59 PM
Il tuo punto di vista è interessante, soprattutto quando prendi in considerazione che i dipendenti hanno voglia, passione e competenze che vogliono esprimere al di fuori dei confini aziendali. A questo proposito, non sottovalutiamo l’importanza dei gruppi tematici di discussione come strumento di continuo aggiornamento e confronto con altri professionisti. Quanto può contare partecipare attivamente nel rendere ancora più interessante e appetibile la propria immagine professionale?