A 40 anni cambiare è necessario?

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sorpesa

Dedico questo primo post del 2014 a chi come me festeggerà nei prossimi mesi 40 anni.

Tempo di bilanci, ma anche di riflessioni rispetto al futuro, al lavoro, alla propria realizzazione, in particolare quella professionale.

Più volte ho parlato su questo blog della necessità di costruirsi un percorso professionale il più autonomo in cui potersi costruire un proprio mercato del lavoro che sia interno o esterno ad un’azienda. C’è un momento in cui tuttavia è giusto iniziare a pensare ad un cambiamento nel cambiamento.

Se la realtà in cui si vive è lineare, tutto funziona, e si pensa di aver acquisito delle certezze soprattutto nei rapporti con le persone con cui ti confronti quasi quotidianamente, forse vale  la pena proprio in questa fase della vita, rimettere tutto in discussione e cercare strade differenti. E’ facile? Per nulla.

Vorrei aprire un dibattito circa la necessità, o la volontà di cambiare anche quando si sta bene all’interno di un’organizzazione. Io penso che indipendentemente dal benessere provato, valga la pena cercare di fare uno sforzo ulteriore per immaginarsi almeno i prossimi 10 anni professionali, cercando di capire in cosa occorre investire per ritrovarsi fra 10 anni ad affrontare altri cambiamenti, con un’altra maturità e probabilmente con un’altra voglia o determinazione.

In questi anni ho avuto modo di confrontarmi con moltissime persone condividendo o scontrandomi con punti di vista molto differenti dai miei e questo è stato i filo rosso degli ultimi 10 anni di attività professionale.

Ritornando alla domanda iniziale la risposta che mi sento di dare è totalmente affermativa: si cambiare è necessario prima che sia troppo tardi. Prima si matura l’idea del cambiamento più facile sarà concretizzarla in forme e modi opportuni.

Immaginate di lavorare in un’azienda dove questo tipo di scenario viene volutamente ricreato per spingere le persone ad un cambiamento individuale più che organizzativo, come la giudichereste? Probabilmente come un’azienda non in grado di trattenere le proprie risorse, in realtà, assumendo un altro punto di vista potrebbe trattarsi di un’azienda lungimirante, che muove le abitudini e i modi più consolidati di vivere per generare una nuova energia vitale in grado di supportare la vita stessa dell’azienda per molti anni. Forse si tratta di estremizzazioni, ma sempre più spesso di fronte ad insoddisfazione o demotivazione occorre ripensare in primo luogo agli sforzi e agli investimenti che individualmente possiamo fare per costruirci un micro futuro diverso al di là delle opportunità che l’azienda per la quale lavoriamo ci può fornire.

Il 2014 sarà un anno di cambiamenti? A questo punto speriamo di si, o meglio facciamo in modo che lo sia a tutti gli effetti.  Formazione, esperienze nuove, nuovi rapporti con i colleghi o con i capi, visione sempre più complessa dello scenario che ci circonda potrebbero essere gli ingredienti non solo di questo nuovo anno ma del prossimo decennio.

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