Ridefinire la marginalità per incrementare gli stipendi

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La media delle retribuzioni in Italia è indiscutibilmente inferiore a quella europea, i motivi che hanno portato a questa differenziazione sono molteplici, ed in alcuni casi anche giustificati da una minore produttività rispetto ad altri.

Non entrando nel merito delle cause che hanno portato a questa difficile situazione, è necessario ripensare ad un sistema in grado di riportare gli  stipendi ad un livello maggiore consentendo anche ai profili professionali più deboli di condurre una vita più sostenibile.

La crisi internazionale di questi anni ha sicuramente procurato una scrematura tra le imprese solide e proiettate in un contesto competitivo globale, e le imprese che fino a qualche anno fa sopravvivevano solamente per una posizione acquisita.

Mi riferisco quindi a tutte le imprese più forti (o più stabili), sia di grande che di medie dimensioni, invitando ad una serie riflessione sul concetto generale di marginalità o di ricavo.

In questo contesto competitivo difficile, occorre coniugare un maggior coraggio in politiche di reale responsabilità d’impresa a partire dallo stakeholder più importante: il lavoratore.

Se l’ottica d’impresa di questi ultimi 5 anni ha spostato l’attenzione su costi per riuscire ad incrementare la marginalità, è forse opportuno ripensare a questo concetto di marginalità.

L’aumento degli stipendi si traduce automaticamente in un aumento dei costi, questo è evidente, ma nello stesso tempo si può trasformare in un aumento non tanto della produttività, quanto della capacità produttiva dell’impresa.

Agire sulla capacità  produttiva significa spostare il ruolo delle persone da passivo ad attivo, a tutti i livelli dell’organizzazione partendo dai livelli più bassi.

Incrementare la capacità produttiva delle persone significa assumere una visione di medio periodo in cui si incentiva l’autonomia e la responsabilità individuale, portando anche gli operai a diventare parte integrante e propulsiva dell’impresa.

Anche questa è un’azione di responsabilità sociale, forse quella più utile in questo momento in cui si cerca di rilanciare l’intera economia europea.

Se la marginalità diminuisce fino addirittura ad azzerarsi, ma aumenta la capacità competitiva dell’impresa, significa solamente traslare nel tempo la crescita di una marginalità che probabilmente sarà crescente rispetto al passato.

L’errore spesso sta nel pensare esclusivamente alla politica retributiva, senza inserirla in disegno complesso più ampio. E’semplice gridare ad un aumento degli stipendi, è meno semplice capire cosa chiedere o pretendere in funzione dello stesso aumento; non si tratta di lavorare di più (forse anche), ma di ripensare all’intera organizzazione al fine di consentire di poter capitalizzare il contributo di tutte (o della maggior parte) delle persone che operano all’interno dell’impresa.

Il punto quindi è capire chi ci sta a questo nuovo tipo di equilibrio, che dipende dalla volontà manageriale, ma anche dalla volontà/capacità di affrontare un radicale cambiamento a tutti i livelli dell’organizzazione

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