L’autogol di Dolce&Gabbana vanifica le azioni di CSR

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d&gIn questo caso non esistono altri termini che autogol. Il comportamento assunto ieri da D&G, rispetto all’affermazione dell’Assessore al Commercio del Comune di Milano Franco D’Alfonso, rappresenta per molti versi un comportamento che può portare con se più criticità che benefici.

Reagire in quel modo insultando l’istituzione comunale semplicemente per il fatto di aver riportato un fatto e non un’opinione (D&G sono stati condannati e questo è un fatto) può essere di per sé discutibile, tuttavia assume una gravità ulteriore se si legge con attenzione quanto dichiarato nel codice etico della società che provo a riportare di seguito nei suoi passaggi più significativi:

“Dolce&Gabbana, nella costante ricerca di uniformarsi a comportamenti eticamente ineccepibili ed ottemperanti delle regole giuridiche, ha sentito l’esigenza di formalizzare in un documento aziendale l’insieme dei valori fondamentali e delle regole di condotta che orientano il suo agire responsabile nel relazionarsi con i propri portatori di interessi interni ed esterni (nella terminologia anglosassone: stakeholder), per il perseguimento della sua missione aziendale e sociale.
Da tale istanza è scaturita la necessità per D&G di adottare il proprio Codice Etico che, una volta condiviso con tutti i portatori di interesse, permette di orientare l’agire verso condotte etiche ed improntate alla corretta e reciproca cooperazione, confermando nel tempo l’immagine di prestigio e l’ottima reputazione dell’Azienda”
(trato da www.dolcegabbana.it, per la versione integrale del codice etico clicca qui).

Sono evidenti anche ad uno sprovveduto le contraddizioni tra quello dichiarato in questo semplice passaggio (ce ne sarebbero altri ma vi invito a leggervi per intero il codice etico) e l’azione condotta da Stefano Dolce (che Twitta: “Comune di Milano fate schifo!!!” ). Non voglio ovviamente entrare nel merito della questione specifica che ha fatto nascere la querelle tra la società ed il Comune di Milano, ma nelle ripercussione che questa azione potrebbe avere.

Oltre a tutte le ovvie e possibili conseguenze di credibilità e di reputazione aziendale, quella su cui occorre soffermarsi con maggiore attenzione è relativa ancora una volta all’utilità (inutilità) di certe azioni di Responsabilità Sociale.

La CSR se non segue una condotta coerente all’interno dell’azienda diventa come in questo caso un semplice documento di comunicazione (spot o manifesto che sia) necessario perché qualcuno lo richiede, ma che nei fatti non ha nessuna ripercussione sui processi, sulla governance e sulla cultura aziendale.

Immaginate il management di D&G con quanta leggerezza è autorizzata da oggi in poi a prendere in considerazione le esigenze di tutti gli stakeholder aziendali, quando la proprietà si prende la libertà di mantenere un comportamento ben lontano da quanto dichiarato.

Invito infine a non confondere la libertà di espressione con la coerenza manageriale, ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni (ci mancherebbe), ciò che tuttavia fa la differenza tra chi vuole sviluppare un’azione manageriale sostenibile (dichiarandola al mondo) e chi invece esercita un’azione manageriale di posizione sta proprio nella coerenza dei comportamenti, nella capacità di comprendere le ripercussioni che tali azioni possono scatenare all’interno e all’esterno della propria organizzazione.

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