La maestra Daniela
La maestra Daniela è la maestra di mio figlio Matteo di due anni e mezzo, anzi era, perché da lunedì inizierà un nuovo lavoro.
Fin qui nulla di nuovo, probabilmente molti di voi staranno pensando ad un nuovo lavoro nel settore educativo e dell’infanzia, il trasferimento in una nuova struttura dedicata all’infanzia, ed invece no, l’amministrazione comunale ha fatto una scelta organizzativa e manageriale di “alto” profilo, spostando la maestra Daniela, con oltre 20 anni di esperienza nel settore dell’educazione infantile, (lavora in un Asilo Nido comunale di eccellenza e all’avanguardia che non ha mai temuto paragoni con le migliori strutture nazionali) ad un impiego presso un ufficio amministrativo comunale.
La motivazione del trasferimento è duplice, da un lato la necessità dell’ufficio di disporre di una nuova persona, dall’altro la presunta diminuzione degli iscritti per il prossimo anno (le iscrizioni e gli open day non sono stati ancora organizzati quindi la partita sulle iscrizioni è ancora aperta).
Senza entrare nel merito dell’impatto che questa scelta ha generato sui bambini, che improvvisamente da un giorno all’altro si trovano senza un punto di riferimento importante qualificato e serio, vorrei affrontare la scelta da un punto di vista manageriale, evidenziando l’incapacità di un dirigente pubblico di gestire le risorse di cui dispone.
La scelta della Giunta comunale, ma soprattutto del dirigente (termine non appropriato per chi commette una simile scelta), riflette un concetto di lavoro che speravo fosse stato superato almeno 20 anni fa. La scelta di spostare un “lavoratore” indipendentemente dalle proprie capacità professionali, dimostra l’incapacità di concepire come per far funzionare al meglio le organizzazioni non serva la presenza fisica del “lavoratore” ma il proprio senso di appartenenza alla missione lavorativo a e le competenze e la professionalità che sarà in grado di mettere a disposizione del contesto organizzativo in cui sarà inserita.
Probabilmente il dirigente in questione non ha ancora capito che la fisicità del lavoro è solo una delle componenti necessarie per riuscire a far funzionare un’organizzazione. La parcellizzazione del lavoro che un tempo dominava anche nella pubblica amministrazione, è frutto del passato, e anche se può ancora oggi essere presente in alcuni ambienti, è impensabile che dopo venti anni di investimento professionale in un settore strategico per lo sviluppo della nostra società (l’infanzia), si possa azzerarlo per compensare ad una mancanza di personale.
Il dirigente in questione ha bruciato valore sociale ed economico. Formare la maestra Daniela, è stato un investimento che la collettività ha ben accettato visti i risultati portati dalla struttura in cui opera; trasferirla per farle fare un lavoro di cui non è idonea, è gettare nel cestino soldi, esperienza e soprattutto qualità.
E’ inutile dire che la maestra Daniela è stata fortunata perché comunque un posto di lavoro è riuscita a mantenerlo; è troppo semplicistica questa soluzione, occorre ribaltare il punto di vista e iniziare a giudicare l’incompetenza di questi pseudo dirigenti incapaci di assumersi responsabilità e soprattutto assumere una visione sistemica ormai indispensabile.
Questo articolo è stato pubblicato in management ed etichettato asilo C.Rota, asilo nido, investimento sociale, miopia manageriale, pubblica amministrazione, valenza.
2 pensieri riguardo “La maestra Daniela”
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aprile 22, 2013 alle 8:18 am
L’ideale era che la maestra daniela continuasse le sue lezioni con i bambini,magari fin alla fine dell’anno scolastico; nel frattempo si procedeva per gli open day e magari si poteva pensare ad una riorganizzazione degli uffici ammnistrativi.
Maggio 13, 2014 alle 8:22 am
[…] post dedicato alla maestra Daniela avevo già messo in evidenza la miopia manageriale dell’amministrazione comunale della mia città; […]