olivetti
Crescere con rispetto
Giovedì 24 novembre inizia un ciclo di incontri finalizzato ad innescare un confronto tra impresa, comunità e pubblica amministrazione presso un distretto industriale a me molto caro. La mia città Valenza, è sede di uno dei più importanti distretti industriali italiani ed è per tale motivo che ho accettato con piacere di sostenere questo tipo di iniziativa. Nessuna ricetta pre confezionata, nessuna certezza, solo la voglia di mettere a confronto esperienze e modi di fare impresa, o meglio di fare sistema diversi che guardano con interesse alla capacità competitiva e alla sostenibilità.
Si parte con Olivetti, con la sua storia, con la sua visione e con il suo concetto di sistema. Dal mio punto di vista porterò un contributo sul legame esistente tra la CSR, il business e il territorio. Capisco che la location non sia abituale, ma invito chi è nelle vicinanze a partecipare ad una serata sicuramente diversa. Con me Emanuela Ceva, professore associato di filosofia politica dell’Università di Pavia, e Michele Filippo Fontefrancesco, antropologo presso l’Università di Scienze Gastronomiche e la Durham University. Ci vediamo giovedì alle 21.00 presso il Centro comunale di Cultura a Valenza (AL) in piazza XXXI Martiri.
Azienda-territorio un legame necessario
l legame tra un’azienda e il suo territorio di riferimento sembra aver perso di significato pensando all’ottica internazionale che molte realtà aziendali hanno e stanno assumendo.
In realtà sia che si tratti di un impresa locale o internazionale esiste un legame che non può non essere considerato tra il territorio in cui nasce l’impresa e l’impresa stessa.
Negli scorsi giorni ho avuto modo di leggere il discorso che Ariano Olivetti fece ai lavoratori del nuovo stabilimento di Pozzuoli, al momento dell’inaugurazione. Siamo nel 1955, quindi oltre 55 anni fa, eppure l’attualità del discorso è affascinante e soprattutto molto condivisibile.
In sintesi, leggendo tra le righe del discorso, (con il senno di poi), emerge una chiara visione di ciò che era necessario e non accessorio per riuscire a far diventare uno stabilimento di eccellenza nato in un territorio non propriamente semplice dal punto di vista dello sviluppo industriale. Leggi il seguito di questo post »
“I capi si scelgono, non si subiscono”
E questa la frase che riassume nel modo migliore questo bel libro di Riccardo Ruggeri “Una storia operaia”. Ruggeri ripercorre la sua vita ricordando i personaggi che ha incontrato nel suo percorso professionale che lo ha visto nascere come operaio Fiat fino a diventare Amministratore Delegato di New Holland, portando quest’ultima alla quotazione a Wall Street.
Il testo lo consiglierei a due tipologie di persone, quelle che pensano che intanto cambiare non serve, che sia impossibile , che intanto è inutile, e a tutti gli studenti universitari che hanno intenzione di entrare in un’azienda.
Ruggeri è in grado di sintetizzare con chiarezza e semplicità gli ultimi 40 anni di storia manageriale parlando da protagonista della più importante industria italiana.
Parla di modelli organizzativi, di scelte strategiche e di comportamenti manageriali che ancora oggi risultano tutt’altro che banali.
Se da un lato emerge ovviamente un’Italia che non c’è più, dall’altra emergono molteplici similitudini con l’attuale mondo manageriale sempre più ancorato ad una fallimentare visione di breve periodo, a discapito di una visione sempre più miope del ruolo che un’impresa dovrebbe esercitare nel contesto economico e sociale.
Sono tre i passaggi interessanti rispetto all’evoluzione degli scenari manageriali, da un lato la descrizione di Carlo De Benedetti, indicato come l’uomo della seconda occasione Fiat (non colta ovviamente), dall’altro la descrizione particolareggiata che non emerge in altri libri di testo di Valletta, ed infine l’interessante interpretazione che fornisce dello spaccato Olivetti, del modo di intendere la managerialità secondo Olivetti.
Non è un manuale ma rende chiari alcuni concetti che i manuali non sono in grado di spiegare…